Le emozioni di ieri circolano ancora forti nel mio cuore. Ho atteso a raccontarvele perché volevo fossero più nitide e definite per essere meglio descritte. Mettetevi comodi, vi racconto dei miei sogni.
Da sempre amo incontrare e confrontarmi con altri Popoli e culture, questo bisogno umano è divenuto sempre più forte da quando sono rientrata dagli Stati Uniti. E’ intenso quanto la passione per la cucina, così ho voluto conciliarli. Da circa due anni, grazie ai miei amici Enzo e Susan che adesso vivono in Florida, ho l’opportunità di ospitare per una giornata gruppi di turisti Americani che non scelgono esperienze di massa ma desiderano vivere l’autentico stile di vita italiano, quello di tutti i giorni nella sua piena essenza, lontano dagli stereotipi, dalle vetrine e dai riflettori. Sono gruppi di persone che vengono da ogni Stato americano, che non si conoscono ma amano viaggiare e scoprire il mondo. Permangono in Italia un paio di settimane circa, soggiornano e visitano Roma, alcuni paesi della campagna laziale, la Costiera Amalfitana e poi vengono da me a Formia …
Capita sempre di sabato perché non lavoro e posso dedicarmi a loro completamente, son giornate che per ora non hanno un calendario definito ma nascono dalle esigenze di ognuno. L’opportunità di stare con queste persone mai incontrate prima è preziosa, mi arricchisce immensamente ed espande la mia visuale. Penso con cura a come coccolarle e lasciare nei loro cuori e memoria ricordi di un incontro anzitutto umano.
Mi scelgono per vivere l’esperienza di una “Italian cooking class”, una lezione di cucina, ma diventa appunto uno scambio umano tra i più intensi mai vissuti prima, sia per loro sia per me.
Dal momento in cui vengo a conoscenza della data, comincio a studiare piatti che possano mettere in risalto i prodotti del territorio, che siano abbastanza veloci nell’esecuzione ma che anzitutto possano facilmente essere da loro realizzati seguendo poche, semplici direttive e indicazioni da me suggerite. Ci son persone che non hanno mai cucinato e renderle protagoniste mi dona una gioia immensa.
Nei giorni precedenti prendo appunti, compilo liste della spesa relativamente a cibo e piccoli regalini da donar loro, prendo contatti per la visita di siti archeologici presenti. Insomma un gran fermento che mi dona stimolo ed energia. La giornata inizia alle 9, ci incontriamo allo Zanzibar, un bar di Formia di fronte alla piazza del mercato, ci presentiamo, ci sediamo a consumare la tipica colazione italiana con cappuccino e cornetto e cominciamo a raccontare qualcosa di noi per sciogliere il ghiaccio. A questo momento segue un giro nel caratteristico mercatino locale del sabato che offre prodotti tipici di vario genere, molto accattivanti per gli stranieri. Si finisce sempre per curiosare nel reparto gastronomico, scoprire ortaggi mai visti, tipo il broccolo romanesco, che li ha stupiti e magari acquistare qualche particolare prodotto da assaggiare o da cucinare. Per conoscere meglio Formia e collocare le sue origini in un tempo storico più preciso, dopo la passeggiata al mercatino ci si reca in un sito archeologico di rilievo che può variare a seconda delle esigenze di tempo del gruppo o della disponibilità di apertura dello stesso riguardo orari e giornate di apertura.
Ieri ad esempio, grazie al Vicesindaco e Assessore alla Cultura Sig. ra Carmina Trillino e alla RTA “Sinus Formianus” nelle persone di Chiara e dell’archeologo Gian Matteo siamo riusciti ad avere l’apertura straordinaria del Cisternone Romano di Castellone ed una visita guidata in inglese tutta per noi, che ci ha lasciati piacevolmente stupiti.
La mattinata scorre veloce e quando l’ora di pranzo si avvicina, si torna a casa. Appena varcata la soglia, mostrato gli ambienti della casa e la vista del Golfo di Gaeta, accolgo i miei ospiti in cucina. Porgo loro dei grembiuli, indosso il mio e col sorriso più bello e accogliente esordisco dicendo di non aver alcuna pretesa di insegnare alcunché quanto piuttosto la gioia di condividere, coinvolgere e divulgare le mie radici e conoscenze gastronomiche su cui si fonda la mia identità di donna italiana.
A questo punto l’imbarazzo si sgretola, ognuno si rilassa, indossa il suo sorriso più bello e si adopera per osservare, capire, collaborare. Nascono scene di gran divertimento e battute, si scherza e si ride, si sorseggia prosecco e si assaggia ogni prodotto prima di assemblare gli ingredienti e cucinare. Tengo moltissimo a questa fase del percorso sensoriale perché avendo vissuto negli Usa tre anni, so bene quanta differenza di sapori ci sia tra i nostri prodotti e quelli oltreoceano, pur essendo apparentemente gli stessi.
L’esplosione di profumi e l’intensità dei sapori di ogni singolo ingrediente li lascia sempre stupiti. Da lì in poi nasce la creazione e sboccia la magia.
Sono momenti in cui c’è musica di stoviglie, piatti, spacchettamenti, risciacqui, un andirivieni tra il piano di lavoro e il lavabo in cui la gioia e l’orgoglio di fare cominciano lentamente ad insinuarsi nei cuori di ognuno.
Quando arriva il momento del pranzo ci si siede a tavola e senza alcun programma, in modo del tutto spontaneo, Enzo esegue un rituale a cui tengo moltissimo e che per me rappresenta un momento intimamente toccante. Chiede l’attenzione di ognuno, invita a tenersi per mano e mi chiede di esprimere un pensiero. In quel preciso momento in cui il silenzio cala di colpo, mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime, benedico questa incredibile esperienza umana e ringrazio i miei ospiti per avermi scelta, essersi affidati ed aver riempito la mia casa d’amore, perchè questo è davvero quello che sento.
Dopo questo rituale sentiamo sempre i nostri cuori molto più vicini. Da esso nasce un’occasione di grande intima spiritualità, in cui ognuno di noi connesso all’altro con la propria essenza, annulla ogni aspetto dell’esistenza legato alla materialità e agli schemi.
Ne usciamo tutti profondamente toccati.
La giornata prosegue leggera. Si gusta, si scopre un nuovo piatto o abbinamento, ci si complimenta, ci si sorprende per la bravura di chi non ha mai cucinato in vita sua e ne è stato assolutamente all’altezza, contribuendo al successo. Tra silenzi, versi e mugugni per l’apprezzamento di sapori ‘stile Giorgione’ si ride, si chiacchiera, si scopre di più di noi, si apprezza a fondo la vita e le meravigliose opportunità che ci dona.
E’ quasi ora di andar via ed io fremo dalla voglia di donare la mia sorpresa. Mi assento e torno con i miei pacchetti ben confezionati in cui racchiudo oggetti che a distanza di migliaia di chilometri, nelle loro case parleranno di me e di questa giornata. Un canovaccio, un guanto da cucina, una presina che accompagnano un utensile tipo portamestolo, spremiagrumi o tagliere e insieme ad ogni pacchetto una bustina con dei biscottini fatti da me. Quella gioia nei loro occhi e nei miei è un bagno d’amore di cui ci nutriamo tutti insieme.
Ci salutiamo tra le lacrime. Tutti mi invitano nelle loro case negli Usa perchè desiderano ricambiare quell’ospitalità che va al di là della generosa accoglienza o cortesia. E’ difficile lasciarsi dopo tante intense emozioni. Ci abbracciamo forte e lanciamo baci, io dal pianerottolo, loro dal finestrino del van da cui arrivano, e resto sola a riflettere …
In questi due anni accogliere Mary Ann & Tom, Claudio, Shelly & Dave, Debra & Marty, Janice & Kenneth, Joel & Scott, Tracy & Walter, Debra & Scott, Enzo e Susie a casa e cucinare per e con loro, è stata un’esperienza umana meravigliosa ed intensa che ancora una volta mi ha dato modo di analizzare le dinamiche relazionali tra le persone e le implicazioni socio-psicologiche che le governano, agevolano o le ostacolano.
Spesso ci si incontra in luoghi diversi senza conoscersi, conoscendosi da poco o da anni, si condivide un momento conviviale, magari ci si vede in ristorante per lavoro, passatempo, diletto, formalità. Si chiacchiera e si trascorrono momenti piacevoli, si scherza e si ride ma nell’inconscio, in modo del tutto involontario, restano alte le paure, i condizionamenti, gli schemi mentali difficili da limare, vuoi per il poco tempo, vuoi per la situazione.
Già in passato, studi antichi, riconobbero all’atto del cucinare una prima forma di organizzazione sociale degli esseri umani, in quanto essa “è proprio da uomini e mette in evidenza qualcosa di specificatamente umano”. Le cucine sono luoghi del cuore e dei sensi non a caso. La sensualità e la ricerca del piacere che ‘circolano’ in cucina attraverso cibi e pietanze, ci mettono a nudo. Stare a stretto contatto con l’altro, averlo accanto e toccare, tritare, sbucciare, assaggiare, odorare, passarsi attrezzi, affidarsi all’altro, scambiarsi consigli e suggerimenti, accorcia le distanze, avvicina, crea intimità e legami indissolubili, impossibili a volte da costruire anche nel corso di anni e rapporti più formali. Nell’arco di tempo della preparazione di una pietanza ci si ritrova, senza accorgesene e volerlo, a parlare di ciò che siamo e che più ci sta a cuore, in un modo così spontaneo e naturale che nessuna scienza umana e quindi razionale, sia in grado di spiegarlo e suggerirne procedure. Si cucina per chi amiamo, il cibo diventa quindi veicolo di amore e passione. Tutto questo accompagna la preparazione di un pasto e la sua condivisione e lentamente sgretola distanza e quindi imbarazzo, tensione, paure, condizionamenti, formalismi e schemi mentali. Ci si ritrova appunto, a nudo, uno di fronte all’altro a sorridersi, toccarsi, guardarsi, scoprirsi e conoscersi di più.
Al di là dell’esperienza pratica molto piacevole di cui sono orgogliosa perché mi ha permesso di divulgare attraverso pochi ingredienti e piatti identità e radici del mio territorio, questa resta un’esperienza umana indimenticabile. Per una curiosa del genere umano come me, aperta al mondo, all’Uomo, ai Popoli e alle culture, non c’e niente di più bello degli incontri. Ogni nuovo incontro apre mille altre strade e chi passa dal mio cuore, vi resta per sempre.
Grazie Susie ed Enzo per supportare la realizzazione di questo mio “American dream” e benvenuto nella mia vita ad ogni nuovo Amico …
Riporto con emozione alcune delle loro impressioni …
“We cooked together, ate together and ended the day as friends!”
“It was a beautiful day, thank you for welcoming us into your home. We’d love to keep in contact with you. Know that if you come to Usa you have place to stay!”
“What a wonderful time we had with you and your family. The gifts were really over the top. God bless and Thank you so much.”
“Thank you again for the fabulous day my dear friend. I feel like we bonded so much. It’s sad we live so far away. Please come visit us in Florida. We have plenty of room.”
“Thank you for such a beautiful day. I think that meeting you has been the highlight of my trip so far.”